Tre su tre: i libri di Giankarim li ho letti (e apprezzati) tutti. Quest'ultimo parla di emigrazione, quando a emigrare oltreoceano e a essere carne da macello - o mafiosi - erano i nostri avi.
Ancora una volta nel testo c'è il mondo visto con gli occhi degli ultimi, gli analfabeti, i poverissimi, gli sfruttati e gli sfruttatori. Non c'è lieto fine. Non c'è giudizio. Non c'è pietismo né commiserazione.
Tuttavia, questa volta, finita la lettura, mi sono resa conto che il pugno allo stomaco faceva un po' meno male degli altri libri.
Questo perché c'è Totò, uno dei protagonisti principali, che nonostante la miseria, nonostante le ingiustizie, nonostante la vita gli abbia praticamente tolto tutto, resta dalla prima all'ultima pagina una persona bella e corretta: allora si può!
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